By FreeReturn: Informazione & riflessione su economia, finanza e politica in genere.

domenica 31 maggio 2009

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Una rondine non fa primavera

CMU-campus

Venerdì pomeriggio è stato pubblicato dall’Università del Michigan il risultato finale sulla fiducia dei consumatori statunitensi relativa al mese di maggio.

Tale report prende il nome di Michigan Consumer Sentiment Index ed è un indicatore con un’importanza medio-alta che solitamente ha un discreto impatto sul mercato (infatti, nella chiusura della settimana borsistica americana, tutti e 3 gli indici sono risultati positivi: Dow Jones +1,148%; Nasdaq Composite +1,286% e S&P 500 +1,357%), il risultato che ne consegue, dimostra che i 3 indici sono risultati i migliori della settimana, se non tra i migliori degli ultimi 6 mesi con discreti volumi di scambio (che solitamente è un fattore positivo, ma, vista la complessità dell’argomento, farò una spiegazione a parte prossimamente) che fanno ben sperare in un trend positivo, almeno nel breve periodo.

Tornando al II° report universitario, l’indice è salito dai 65,1 punti di aprile, ai 68,7 punti di maggio (una crescita non eccezionale, ma, significativa), ed inoltre, la stima dei “maghi che provano ad indovinare”, è risultata inferiore al risultato (avevano previsto un aumento di 68,0 punti).

Il secondo fattore positivo, è che lo stesso rapporto preliminare (che viene rilasciato a metà mese circa) stimava una fiducia di 67,9 punti, quindi, in due settimane, le aspettative dei consumatori sono migliorate, non di molto, ma sempre migliorate, anche se, siamo ancora ben lontani dalla frase «la crisi è finita, ora la strada è tutta in discesa!!!».


lug.

ago.

sett.

ott.

nov.

dic.

gen.

feb.

mar.

apr

mag.

II° report

61,2

63,0

70,3

57,6

55,3

60,1

61,2

56,2

56,5

65,1

68,7

I° report

73,1

71,0

75,0

58,4

57,5

69,5

66,5

67,1

63,2

61,9

67,9

Stime

53,5

57,9

67,2

57,0

53,9

54,0

57,8

49,1

56,8

58,5

68,0

Tabella andamento Michigan Consumer Index da luglio 2008 a maggio 09

Il terzo, e ultimo, fattore positivo che fa ben sperare, risulta essere che il dato di maggio rappresenta il valore di fiducia massimo da settembre 2008 (dal famoso crack di Lehman Brothers del 13 settembre), ed è al livello più alto da ottobre 2007.

In conclusione, riporto il titolo dell’articolo: una rondine non fa primavera, eventualmente segnala l’inizio della bella stagione, ma, non ha una “cadenza” ben precisa, anzi, non da nessuna certezza…a buon intenditore…

Questa rondine di primavera è di 391 parole, 2015 caratteri e 7 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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venerdì 29 maggio 2009

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Cos’è il Philadelphia Fed index

Philadelphia-fed-index

Cos’è?

Il Philadelphia Fed Index è un indicatore regionale che misura le condizioni correnti del settore manifatturiero all’interno del distretto di Philadelphia, ossia il terzo più ampio di tutti gli Stati Uniti.
Nasce da un indagine condotta dalla Fed di Philadelphia sulle condizioni generali di salute dell'economia e delle imprese.
Chi aderisce all’intervista, deve indicare, secondo la propria valutazione, i cambiamenti rispetto al mese precedente e le previsioni per i successivi sei mesi, inoltre, vi sono altri componenti dell’indice stesso come ad esempio, i prezzi pagati, i prezzi ricevuti, l’occupazione, le ore lavorate, i nuovi ordini e quelli inevasi, i tempi di consegna e gli ordini in spedizione.

Da chi è pubblicato, da quando e con che frequenza?

E’ pubblicato mensilmente (il 3° giovedì del mese) dalla Federal Reserve Bank of Philadelphia, ed è stato utilizzato per la prima volta dal maggio 1968.

Qual è la sua importanza?

E’ un indicatore di media importanza perché si tratta del primo dato manifatturiero che viene diffuso relativamente al mese cui si riferisce. E’ quindi un anticipatore del Purchasing Managers’ Index e dell’ISM manifatturiero. E’ in grado di cogliere tempestivamente i cambiamenti delle condizioni generali dell’attività manifatturiera e di conseguenza delle spese per consumi.
L’indicatore basato sui prezzi pagati rappresenta un buon indicatore dell'inflazione futura, mentre quella sull’occupazione segnala i cambiamenti nel mercato del lavoro.

Come funziona?

L’indice generale segnala una crescita quando è sopra lo zero ed una contrazione quando è sotto lo zero (ad esempio: 1,3; 4,6; 8,5; ecc., sono sopra lo zero, –1,6; -9,3; –14,8; ecc., sono sotto lo zero).

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mercoledì 27 maggio 2009

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Un paio di Indici a maggio…

Philadelphia

Index USA

Il Philadelphia Fed Index di maggio è aumentato da –24,4 a –22,6 punti.
Gli analisti si attendevano un miglioramento a –18,0 punti.
Va ricordato che l’indice inferiore allo 0 (zero) indica che nel distretto di Philadelphia ci sono più imprese pessimiste che ottimiste (quelle nel settore manifatturiero).

berlinoIndex Germany

L'indice Ifo è salito questo mese da 83,7 a 84,2 punti. Gli economisti avevano atteso un aumento a 84,9 punti.
L'indice misura la fiducia tra gli imprenditori tedeschi e viene particolarmente seguito dagli operatori perché viene considerato un anticipatore delle tendenze economiche in Germania, la “locomotiva” europea.
L'indice Ifo è salito questo mese meno del previsto.

Analisi

Per quanto riguarda il primo indice, si può notare un leggero miglioramento (da –24 a –22 è da considerare un miglioramento), però, risulta essere abbondantemente sotto la stima degli analisti, ma, soprattutto, abbondantemente sotto lo zero, quindi, non può essere considerato positivamente.

Di tutt’altro impatto è, invece, l’Ifo, dove gli imprenditori teutonici cominciano ad avere un po’ più di fiducia e iniziano a intravedere la luce in fondo al tunnel…anche se, ancora abbastanza lontana per permettere di distinguere facilmente una figura (la ripresa) fuori dal tunnel stesso…

Attendibilità

Indubbiamente, il più attendibile è quello americano (Philadelphia Fed Index) rispetto a quello tedesco (Ifo Index), perché si basa non solamente sulle “impressioni” degli imprenditori (anche se, chi meglio di loro può conoscere la propria azienda ed il proprio mercato), ma, anche su dati tangibili e può considerarsi un buon indicatore dell’inflazione futura, mentre quello tedesco si basa esclusivamente sul giudizio degli industriali, ma, non è supportato da nessun dato oltre alla fiducia del singolo, quindi, poco oggettivo e troppo soggettivo per essere completamente attendibile.

Conclusioni

Ho riportato un paio di indici (rispettivamente un USA e uno Europeo) che “tastano” la fiducia su una ripresa (anche se debole) della crisi mondiale vista dagli imprenditori dei due mondi, e, a quanto sembra, tra chi vive quotidianamente in “trincea”, non c’è tutta questa fiducia su una «crisi finita!» o «il peggio è passato!» o «la ripresa è vicina!», che ogni giorno viene “recitata” dai vari personaggi legati alla politica o al mondo della finanza, ma, sempre e solo per loro «non ci sono problemi!», «tutto è già risolto!» e «la ripresa è iniziata!», …vedono e vivono solo loro l’addio alla recessione!!!

NDA: nei prossimi giorni riporto le spiegazioni dei due indicatori, utilizzando il mio solito metodo della domanda e risposta, solo un po’ di pazienza…

Questo indice è di 436 parole, 2352 caratteri e 8 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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martedì 26 maggio 2009

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Malpensa…addio!

Milano-Malpensa_Airport

Alitalia (o forse CAI…ormai non si capisce più nulla nemmeno sul nome!) ha deciso di “snobbare” l’aeroporto di Malpensa in favore del più comodo Fiumicino (chissà come mai? …forse perché un azionista di CAI (o Alitalia o come caspita si chiama!) è anche azionista dell’aeroporto di Fiumicino!boh! mah! forse! chi lo sa!

Il problema principale non è il dehubbing (ristrutturazione di linee aeree per decongestionare gli hub aeroportuali) in corso, bensì un altro ben più grave: da un’indagine condotta dalla camera di commercio di Milano, almeno un centinaio di imprese straniere (con all’attivo circa 2.500 addetti) con base strategica a Milano, sono orientate a cambiare sede (l’indagine è stata svolta interpellando una trentina di consolati stranieri) per l’evidente crescita dei costi di trasporto per circa 3.000 aziende o multinazionali presenti nel territorio che contano oltre 230.000 addetti.

Dallo studio, inoltre, emerge una particolarità: la presenza di Linate, secondo gli intervistati, dovrebbe essere un bene anziché un male, infatti, oltre la metà degli intervistati, non capisce le difficoltà di una città come Milano ad avere 2 aeroporti come succede spesso nelle altre città europee…questo è, e rimane un mistero tutto italiano…

Rimane, di fatto, che il depotenziamento di un aeroporto così strategico per una città come Milano, importantissimo per chi deve andare spesso all’estero per motivi di lavoro, metterà in difficoltà gli imprenditori che gravano attorno all’indotto aeroportuale, con una notevole ricaduta sulle future scelte straniere, che saranno meno orientate ad investire in un’area che, a poco a poco, diventerà sempre meno accessibile: ecco perché è importante e urgente un intervento per ristabilire una connessione aerea all'altezza di un'area così rilevante come quella milanese, per tutto l’Italia!

Ora, se non ricordo male, un anno fa, prima che Alitalia diventasse un regalo ad una serie di volenterosi imprenditori, un partito politico “cavalcava” il malcontento dei dipendenti e cittadini che gravitavano nell’indotto aeroportuale, ora, che fine hanno fatto? perché non “sprecano” più una parola? e perché non difendono i valorosi imprenditori padani che si vedono “rubare” le aziende/multinazionali da Roma ladrona!!! …misteri (neanche così tanto poi, per chi capisce l’1+1 della casta) della politica e dei loro amichetti

Malpensografia: adnkronos/economia.

Questo aeroporto è di 375 parole, 2126 caratteri e 6 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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sabato 23 maggio 2009

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Superindice USA di aprile

superindice-aprile

Il Conference Board ha comunicato che il suo superindice è aumentato ad aprile dell'1%. Si è trattato del primo incremento degli ultimi sette mesi.
Gli economisti avevano previsto un aumento dello 0,8%. Il dato di marzo è stato rivisto al rialzo da -0,3% a -0,2%.
Ha inoltre indicato, in una nota, che la recessione sarà meno grave nel breve termine e che nella seconda metà dell'anno ci potrebbe essere una lieve crescita…mah!!!

Come già spiegato in un precedente post (cos’è il superindice), si tratta di un buon indicatore perché integra diversi dati sicuri, ma, è abbastanza prevedibile: si vede chiaramente dall’andamento borsistico statunitense della scorsa settimana, dove, fino alla seduta pre-comunicazione (giovedì 21/05), i vari indici erano positivi, poi, la settimana si è chiusa misteriosamente al ribasso pur essendoci dei dati confortantidove ci sarà l’inganno questa volta?

Down Jones Industrial, 18-22 maggio Nasdaq Composite, 18-22 maggio S&P 500, 18-22 maggio (Cliccare sulle immagini per ingrandire)

Come al solito, il trucco c’è, ma non si vede! o meglio, il trucco c’è, si vede chiaramente, ma, si fa finta di non vederlo: era il 6 maggio e scrivevo un post sugli stress test, l’apertura dell’articolo era impostata sul fallimento della 31ª banca americana, bene, oggi, 18 giorni dopo, l’ecatombe di banche è arrivata a 34, e, se la matematica non è un’opinione, ogni 6 giorni spariscono le insegne sulle filiali di un determinato istituto e ne appaiono di nuove di altri istituti “moribondi”, oppure, come nel caso dell’ultimo fallimento, appare l’insegna di un nuovo gruppo privato d’investimento guidato da un uomo di grande esperienza nel settore bancario (come se oggi, considerando le porcherie degli ultimi anni, essere stato un banchiere, si possa considerare un pregio anziché un difetto!!!) in testa ad una armata Brancaleone che “butta” sulla scrivania 900 milioni di dollari (a titolo puramente ludico, l’attuale fallimento è considerato il più grave dall’inizio dell’anno, e, prima di fallire, i dati al 2 maggio davano come depositi 8,60 miliardi di dollari e asset per 12,80, quindi, un attivo di quasi 21 miliardi di dollaried è miseramente fallita sotto i colpi della crisimisteri dell’alta finanza

A gettare ulteriore benzina sul fuoco, ci si mette anche il “malefico vecchiaccio” Alan Greenspan, ex delinquente, pardon, ex presidente della FED, che, pur considerando importanti gli stress test, ritiene che non siano completamente indicativi dei fabbisogni finanziari, anche delle banche che gli hanno facilmente (si fa per dire facilmente…) superati: se ci sono banche, in particolare quelle commerciali, che hanno bisogno di nuovi capitali, ce ne sono altre che scalpitano per restituire i fondi del “Tarp”; tutto ciò genera un clima di incertezza puntualmente confermato dalla tendenza cedente di Wall Street nelle ultime due sessioni, secondo il vecchiaccio malefico Alan Greenspan.

Dulcis in fundo, tanto per chiudere in bellezza, le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate di 32.000 unità portando “l’asticella” della nuova quota a 637.000…un dato di molto peggiore dalla stima degli analisti (poveretti, ormai non ne azzeccano una manco se conoscono la risposta in anticipo!!!) che “vedevano” un rialzo di 9.000 unità a quota 610.000 dalle precedenti 601.000…e per tagliare la testa al toro, i prezzi alla produzione, ad aprile, sono aumentati (su base mensile) dello 0,3% con previsioni che indicavano un +0,2%.
Su base annua, comunque, sono in calo del 3,7%, e questa è una notizia che può essere considerata positiva (ma solo in parte, personalmente, in un contesto macroeconomico, non la vedo così positiva…
presagio di deflazione?).

Superindiceografia: Superindice di marzo,Borsainside;
Fallimentologia:
FinanzaLIVE;
Sussidiografia:
ANSA.it.

Questo superindice è di 591 parole, 3247 caratteri e 6 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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mercoledì 20 maggio 2009

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Il salvagente per le assicurazioni

assicurazioni-salvagente

Il giochetto di prendere i soldi con una mano e farli sparire con l’altra continuano, senza sosta, ad essere la parola d’ordine nell’America del post Sub-prime!

Dopo le banche, anche le assicurazioni (le stesse che da decenni prendono i soldi dei contribuenti attraverso fondi pensione, assicurazioni sulla vita e ogni altra invenzione fatta per spillare soldi agli ignari che credono di avere da parte un “gruzzoletto” ed invece si ritroveranno senza il becco di un quattrino…) avranno accesso al TARP…e saranno in buona compagna visto che Timothy Geithner (segretario al Tesoro Statunitense) ha annunciato di estendere l’aiuto anche alle piccole banche in difficoltà man mano che i grossi istituti di credito restituiranno le somme ricevute (questa è bella! restituiscono! …ma quando mai si è visto un ladro restituire la refurtiva!).

Lo stesso Geithner, circa un mese fa, durante un'intervista, aveva rilasciato una dichiarazione tutt'altro che inquietante, il punto saliente: «Ad oggi il Tesoro stima che ci siano ancora risorse inutilizzate per 109,6 miliardi di dollari, ma prevediamo che a questi si aggiungeranno altri 25 miliardi di fondi del Capital Purchase Program che saranno restituiti nell’arco del prossimo anno, portando il totale a 134,6 miliardi di dollari. Nelle normali recessioni, la domanda di credito diminuisce. Nelle recessioni che seguono a periodi prolungati di forte ricorso all’indebitamento, la domanda cala in maniera ancora più drastica. Siamo esattamente in un momento del genere. Il mio compito principale, è quello di assicurare che il sistema nel suo insieme abbia la capacità di fornire il credito necessario alla ripresa».
In pratica, secondo il paggetto della finanza, la maggioranza delle banche statunitensi ha più del capitale necessario per affrontare la crisi…allora qualcuno sa spiegarmi perché il Governo americano ha messo nel piatto più di 700 miliardi di dollari? qualcuno conosce il perché di tanta buona volontà non richiesta? …perché io non riesco a capirlo!

Tornando all’argomento, Hartford Financial (assicurazione) ha comunicato di aver ottenuto l’approvazione dal Tesoro per ricevere 3,4 miliardi di dollari dei fondi governativi, il quale, attraverso Andrew Williams (portavoce del Tesoro) ha confermato che sei (…6!!!) grandi imprese delle assicurazioni avranno accesso al TARP (e si vocifera che alle assicurazioni impegnate nel segmento vita gli aiuti potranno arrivare a 22 miliardi di dollari veri, non come i loro che sono virtuali…).

A questo punto dovrebbe sorgere spontanea una domanda ad ognuno di voi che leggete: come mai mi interesso così assiduamente di economia/finanza americana e così poco di quella italiana?
La risposta è molto semplice e cercherò di spiegarla usando un esempio medico: se l’economia americana prende il raffreddore, il resto del mondo si prende l’influenza, più o meno grave!

In base a quali dati posso fare quest’affermazione?
Da sempre, l’economia americana non è autosufficiente, ma, dipende da altre economie per soddisfare i consumi interni (circa i 2/3); mentre l’economia europea e quella asiatica producono quasi la metà (e in alcuni casi anche più) per soddisfare i bisogni americani, quindi, se l’economia statunitense si ferma, inevitabilmente si fermano anche gli altri continenti (circa per la metà della produzione!).

In conclusione, oltre all’economia americana, si dovrebbero prendere in considerazione altri parametri importanti quali il petrolio e le materie prime (oro in testa…è storicamente un bene di rifugio), ma, fanno parte degli indicatori che tengo costantemente monitorati, soprattutto il petrolio…perché l’economia del XX° e XXI° secolo dipendono dal petrolio, qualsiasi cosa facciamo consumiamo petrolio, quindi, è l’indicatore primario di qualsiasi cosa (pensate a dov’eravamo arrivati con il barile di petrolio a 148$ e fate le dovute conclusioni!).

Questo salvagente è di 604 parole, 3371 caratteri e 8 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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giovedì 14 maggio 2009

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L’imprenditore e l’effetto domino

effetto-domino

Nel post sullo studio del Censis di ieri (qui), avevo parlato di un esempio, frutto di fantasia, nulla a che fare con realtà aziendali esistenti, ed ecco come ho pensato di renderlo verosimile all’attuale : un piccolo imprenditore con 5 operai produce beni non di prima necessità; ha un fatturato di 400.000€ l’anno, con un margine di 120.000€ (il resto serve per pagare dipendenti, fornitori, debiti e fare investimenti per far crescere la sua azienda e assumere altri 5 dipendenti, secondo le sue aspettative!), come affronta la crisi?

Detto fatto, l’imprenditore, come prima soluzionetenta” di mantenere i nervi saldi, non fa praticamente nulla confidando nella ripresa dei mercati ascoltando le parole di politici ed economisti sull’imminente fine della crisi (primo grosso errore, non fare nulla!, secondo, credere a tutto quello che dicono “gli esperti!”).

Quando inizia a vedere gli ordini scendere (ed è già troppo tardi…chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati non serve a molto!), comincia ad allungare i pagamenti ai fornitori e vede prospettarsi all’orizzonte la cassa integrazione per almeno 2 dipendenti (che passano da stipendio “pieno” a poco più di 800€ …con famiglia sulle spalle magari!).

A questo punto, comincia a rivedere il piano dei suoi investimenti nell’azienda (deve ancora pagare un paio di leasing e mutui, quindi, non può permettersi di indebitarsi ulteriormente), decide di aspettare la sbandierata ripresa, e poi, se tutto inizia a girare come prima potrà acquistare quelle macchine indispensabili e assumere quei 5 ragazzi che servono ad ingrandire il giro d’affari! (ma, intanto può solo aspettare…c’è tempo, e, soprattutto, non ci sono soldi per farlo ora!).

Nel frattempo, un altro dipendente viene messo in cassa integrazione, e comincia a frugare nelle tasche in cerca di qualche spicciolo per pagare i fornitori; il dipendente rimasto dei 5 iniziali (chissà per quanto ancora potrà permetterselo a libro paga!) e spese varie (i risparmi che avrebbe utilizzato per consumi vari, giocare in borsa…magari guadagnando qualcosa, prendere qualche fondo o BOT e mandare in vacanza al mare la moglie e i figli per starsene un po’ solo senza nessuno che gli stressi l’anima: «quest’anno, moglie e figli cari, invece che un mese di sole a Rimini, al massimo una o due settimane in Croazia…costa meno, …non ci sono abbastanza soldi per fare come gli anni precedenti!»).

Essendo un membro della borghesia media, si era ripromesso di cambiare anche la BMW (o Mercedes, Audi, ecc.) che ormai ha 4 anni ed è vecchia!!! …pazienza, non ci sono i soldi e quindi meglio aspettare l’anno prossimo (se ci saranno dei soldi in conto corrente o qualcuno concede ancora leasing!), dopotutto l’auto serve come rappresentanza, presentarsi con il modello “vecchio” non fa una buona impressione sui clienti…e il furgoncino può fare ancora 50.000 Km senza problemi, quindi può aspettare in attesa di tempi migliori!!!

Potrei continuare ancora con l’esempio (parlando anche dei dipendenti a casa a rigirarsi i pollici perché non si trova da battere chiodo in giro), o di altri problemi del “nostro” caro imprenditore, come la pubblicità ridotta al minimo o eliminata del tutto, del contenimento dei costi aziendali, vedi luce, gas, telefono ecc., delle raccomandazioni alla moglie quando va a fare la spesa o comperare vestiti, scarpe e accessori vari, ma, penso di aver reso l’idea della reale situazione italiana (e il resto dei paesi “civilizzati” non è diversa), di come sia tutto collegato e dipendente, e ora, la catena si è spezzata e chi prima o chi poi, tutti ne risentiremo, il meccanismo è innescato, l’effetto domino è iniziato (o effetto cascata nella “filiera” dei fornitori, dipendenti, clienti e tutto quanto può, o non può essere collegato alla sua attività), e, per quanto la politica e/o finanza si sforzi di porre rimedio, non ci sono soluzioni!!! (ingrandite l’esempio dal singolo imprenditore a un’altra azienda, una città, nazione, un continente, il mondo intero) …o meglio, ci sono solo 4 soluzioni (tre possibili, la quarta non la considero minimamente, troppo drastica):

  1. abbassare le tasse e cercare il rilancio economico;
  2. cambiare totalmente la politica e la finanza mondiale, eliminando tutti i giochetti come derivati, futures, effetto leva (leverage certificates o investment certificates), covered warrant “Plain Vanilla o strutturati o esotici, ecc. (tutti investimenti che creano soldi dal nulla e prendono i soldi reali di quelli che si fanno abbagliare dal guadagno facile!);
  3. prendere coscienza del cambiamento dell’economia da 1.0 a 2.1 con i vantaggi e i problemi che ne possono derivare: i cambiamenti radicali, storicamente, hanno fatto vittime (in termini economici in questo caso).

La crisi reale deve ancora iniziare, e chi parla di “il peggio è passato”, lo fa solo per dovere di posizione politico/finanziaria (spero sia realmente così!), altrimenti, che Dio ci salvi da queste persone che controllano la nostra vita ogni giorno e non sono nemmeno in grado di vedere oltre il loro naso…mi vengono i brividi solo a scriverlo!!!

I sub-prime, sono stati uno tsunami che ha colpito con effetto devastante tutti, nessuno escluso, ma, come possono pensare di avere la soluzione proprio coloro che sono i creatori della crisi stessa! …di ricominciare con altri loschi giochetti! (vedi attuale futures sul prezzo del petrolio o materie prime), …sistemare tutto cercando di arricchirsi ancora sulle spalle della povera gente! fare finta che non sia successo nulla e fare aumentare le tasse dai loro amichetti politici!

Lo scenario di oggi è paragonabile a una marea lenta e costante che cerca di far sparire tutte le “porcherie” che finanza e politica hanno costruito nell’ultimo ventennio (e forse più), ma, inevitabilmente seppellirà molti incolpevoli, che questa crisi possono solo subirla!!!

Questo effetto domino è di 961 parole, 5004 caratteri e 11 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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mercoledì 13 maggio 2009

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La crisi vista dal Censis

crisi-economica

Uno studio del Censis conferma le supposizioni di tutti quelli che considerano la crisi mondiale solo in uno stadio avanzato, ma, non completamente arrivata al capolinea.

Stando alla ricerca dell’istituto, il 47,6% degli italiani è in difficoltà economiche, il 39,8% ha visto ridursi il valore degli investimenti (alla faccia di una borsa che ha azzerato le perdite da inizio anno), il 30,2% ha subito una riduzione del reddito (forse chi è in cassa integrazione…), il 10,1% ha ridotto il ricorso al credito (i più significativi, dati gen.-mar., 2009 su 2008: auto nuove –23,5%; motocicli –34,1%; ciclomotori –40,2%; arredamenti –15,2%; (in tendenza opposta, l’utilizzo delle carte di credito +5,2%), il 62,3% ha diminuito i consumi “superflui” (ristoranti, cinema, ecc.), e, non da ultimo, il 59,7% ha ridotto i consumi cercando di contenere le spese (e qui poi andrò a fare un banale esempio).

Come se non bastasse, il 68,3% degli italiani è convinto che il fondo non sia ancora stato toccato, anzi, pensano che il peggio debba ancora arrivare (e come dargli torto!).

Sempre secondo il Censis (diario della crisi), si trovano ulteriori informazioni sul cambiamento di rotta dell’italico pensiero da gennaio ad aprile (ovviamente 2009) su come affrontare la crisi:

Cosa pensa di fare per tutelarsi rispetto all’attuale situazione economica? (val. %)

gennaio
2009
aprile
2009

Sono confuso, non so cosa fare

8,1 16,0

Lavorerò di più

7,7 13,1

Investirò in borsa

0,7 0,9

Non rinuncerò a nulla, cercando di spendere meno

15,5 17,1

Taglierò i consumi

22,2 35,6

Mi indebiterò

1,4 1,9

Utilizzerò i miei risparmi accumulati

7,8 3,7

Risparmierò di più

43,2 21,0

Non farò nulla di particolare

12,5 18,1

Un’altra interessante tabella mette in evidenza cosa pensano gli italiani sulla “soluzione crisi” in base al luogo di appartenenza (il dato diviso in zone è molto interessante).


Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Totale
Il peggio è passato 40,6 32,4 27,5 26,9 31,7
Il peggio deve ancora arrivare 59,4 67,6 72,5 73,1 68,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Propongo un’ultima tabella molto interessante; alla domanda «Da quando è iniziata la crisi, quale tra i seguenti soggetti pubblici le è parso più attivo nel tentativo di supportare i cittadini e le imprese in difficoltà?» (valore in %) gli intervistati hanno così risposto:


Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Totale
Il Comune 7,3 12,2 7,2 7,5 8,3
Presidenza del Consiglio 21,7 18,3 15,0 14,7 17,3
Banca d’Italia 3,5 1,9 1,9 1,6 2,2
Ministro dell’economia 5,6 6,1 8,7 3,2 5,5
La Regione 5,9 6,1 3,9 2,4 4,3
La Provincia 3,1 4,2 1,9 1,1 2,4
Unione Europea 4,9 3,3 3,9 5,1 4,4
Nessuno 47,9 47,9 57,5 64,5 55,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Nel rapporto ci sono altre cose interessanti, ma, già ritengo che analizzando i dati delle tabelle sopra ci si renda conto della portata di questa crisi che non lascia molti margini di manovra (per nessuno, Stati compresi), e, che a mio avviso rimane ancora una questione aperta, almeno per tutto il 2009 e anche il 2010, vorrei spingermi oltre (per chi non ricorda, il Giappone ha già affrontato una propria crisi, e per uscirne ha impiegato più di 10 anni…ma, era circoscritta solo in quello Stato, immaginiamo per un attimo che portata potrà avere questa che è a livello mondiale!!!).

Avevo detto che avrei fatto un esempio (ed in effetti l’avevo scritto), rileggendo il post (per le eventuali correzioni…perché di solito, scrivo, leggo e pubblico…anche se dovrei lasciare l’articolo in bozza e rileggerlo con più calma il giorno successivo a mente fredda), mi sono reso conto che merita di essere pubblicato a parte domani.

Notiziografia: Televideo, ANSA.it;

Studiografia: Censis.it.

Chi è interessato allo studio completo (11 pagine in formato .pdf), può registrarsi (gratuitamente) al sito Censis e scaricarlo (il titolo è “diario dell’inverno di crisi”), oppure, può chiedermi la copia utilizzando la mail (l’indirizzo sotto il profilo facebook nella colonna qui a sinistra nella home page del blog).

Questo CensiStudio è di 688 parole, 3443 caratteri, 10 paragrafi e 3 tabelle (compreso queste 2 righe).

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sabato 9 maggio 2009

2

La bolla della bolla delle bolle

bolle di sapone

Il titolo del post non è uno scioglilingua, nemmeno un gioco di parole (anche se, a prima vista, può sembrare), bensì indica lo stato della reale crisi mondiale!

Forse dovrei spiegare il perché della scelta di un titolo così “inconsueta” e anche un po’ originale: eh no! non è il momento di svelare il mistero, altrimenti potrei evitare di scrivere il resto del post e togliermi tutto il divertimento di trovare parole e frasi ad effetto da colorare (si, proprio come i bambini, mi diverto ad evidenziare le parole con i colori…e, visti gli argomenti che tratto solitamente, almeno ci si diverte un po’! …sia da parte mia che scrivo, che vostra…almeno spero sia così!).

Dopo aver “riscritto” dal nulla i risultati degli stress test, sono stati resi pubblici post chiusura di Wall Street (Down –1,20%; Nasdaq –2,44%; S&P –1,32%, quindi, il mercato ha reagito “bene” alla notizia ancor prima di conoscerla…ma, in borsa certe cose già si conoscono prima che vengano rese pubbliche); negli ultimi giorni, le indiscrezioni sono passate da 14 banche da ricapitalizzare (la prima notizia), a 10 e per finire, va tutto bene, nessuna più a rischio! …Ma (perché c’è sempre un ma di mezzo), stranamente, la metà ha bisogno di liquidità statale, chissà perché! (la notizia è di ieri 07/05 delle ore 23.15).

PS: non riporto l’elenco, a chi interessato a questo link c’è il dettaglio delle singole banche e del capitale di cui necessita, per chi non interessato, la somma totale da “trovare” è di 74,6 miliardi di dollari…pochi spiccioli, basta frugare nelle tasche e saltano fuori…meglio se le tasche dello Stato, che, ricordo, sono i cittadini, non i politici o i loro amichetti che hanno sperperato intere fortune per la loro insaziabile fame di denaro e potere (vi consiglio di guardare i film/documentario “Enron, l’economia della truffa” di Alex Gibney, e “Diario del saccheggio” di Fernando E. Solanas, una volta visionati, tutto sarà molto più chiaro sul perché il mondo deve assolutamente cambiare, altrimenti, entro pochi anni, diventeremo tutti schiavi moderni solo per arricchire poche persone, che, guarda caso, sono banchieri, politici e la loro stretta cerchia di amichetti).

Ma, torniamo in argomento dopo questa leggera divagazione: verso la fine del 2008, il mondo ha vissuto attimi di terrore per un possibile collasso finanziario con conseguente paralisi dell’economia e relativa depressione che ci avrebbe spinto in chissà quale direzione; oggi, dopo diversi mesi dal fallimento Lehman Brothers, molti sono convinti che il collasso non ci sarà, anzi, la ripresa sembra già avviata ad una nuova fase di economia ancor più prospera della precedente (dovuta alla pulizia che si è creato…secondo i poveri illusi!!!),e, a dar ancora più fiducia agli ottimisti, ci sono l’informazione “pilotata”, i politici, e tutti quelli che ogni sacrosanto giorno “propinanoguadagni facili vendendo polizze, fondi, assicurazioni, ecc.

Ma è davvero tutto finito?

Non ne sono sicuro, anzi, gli indicatori macroeconomici non sono propriamente confortanti, a partire dal PIL USA del primo trimestre che è sceso del 6,1%; a giorni ci saranno i dati della crescita del primo trimestre europeo (e ci si aspetta una Caporetto finanziaria…si vocifera di dati da incubo soprattutto per la locomotiva di questo sgangherato treno europeo, la Germania).

Ok, e dopo questi dati cosa succede?

Si potrebbe pensare che un miglioramento sia vicino, che il peggio sia alle spalle e che si torni alla normalità, certo, potrebbe essere così se ci si ferma a “osservare” un po’ più avanti del proprio naso e ci si ostina a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno!

Non si capisce niente, un po’ di chiarezza sarebbe utile!

Da Lehman Brothers, tutti, ma proprio tutti gli stati sono corsi ai ripari per sistemare le banche e cercare di rimettere in moto l’economia facendo spaventose iniezioni di capitale devastando il loro bilanci a loro volta, entrando in una zona a rischio (stipendi, ammortizzatori sociali, creditori, ecc.) dalla quale sarà difficile uscirne senza cercare finanziamenti attraverso le tasse, però, non si può aumentare la pressione fiscale senza rischiare di ottenere l’effetto contrario del rilancio dell’economia, quindi, nessuno, oggi, può considerare che il peggio sia alle spalle, al limite, siamo ad una nuova fase della crisi.

Un banale esempio per capire meglio?

Il debito, che era nelle banche e che stava per distruggere il sistema, è stato trasferito sugli Stati, quindi solo trasformato (non siamo maghi, non si è nemmeno volatilizzato…nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma…la finanza ha violato questa legge della fisica creando denaro dal nulla!) ed è ancora lì, come il killer che aspetta la vittima, la prossima…chi sarà? …quando?

In conclusione, le decine di bolle degli ultimi 30 anni sono state coperte dalla bolla dei sub-prime che a sua volta è stata coperta dalla bolla delle banche che ora è diventata la bolla degli Stati, ma, una bolla successiva non potrà esserci, rimane solo da capire quando scoppierà e che botto farà

TestStressOgrafia: borsainside.com.

Questa bolla delle bolle è di 845 parole, 4352 caratteri e 15 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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giovedì 7 maggio 2009

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Elenco risultati stress test del 07-05-2009

piattoLe autorità finanziarie statunitensi hanno pubblicato oggi (23.15 in Italia) gli attesissimi (ma scontati) risultati dei loro "stress test" del settore bancario. Dieci delle banche esaminate dal Tesoro hanno bisogno di raccogliere nuovo capitale nei prossimi sei mesi per un volume totale di 74,6 miliardi di dollari allo scopo di tutelarsi da un possibile inasprimento della recessione.

Dettaglio di chi necessita l’iniezione SalvaLaBancaDalFallimentoCerto:

  1. Bank of America, 33,9 miliardi di dollari;
  2. Wells Fargo, 13,7 miliardi;
  3. GMAC, 11,5 miliardi;
  4. Citigroup, 5,5 miliardi;
  5. Regions Financial, 2,5 miliardi;
  6. SunTrust, 2,2 miliardi;
  7. Morgan Stanley, 1,8 miliardi;
  8. KeyCorp, 1,8 miliardi;
  9. Fifth Thitd Bancorp, 1,1 miliardi;
  10. PNC Financial, 0,6 miliardi.

Sufficientemente capitalizzate, alias, OggiNoDomaniSi:

  1. J.P: Morgan Chase & Co.;
  2. Bank of New York Mellon;
  3. Goldman Sachs;
  4. American Express;
  5. U.S. Bancorp;
  6. MetLife;
  7. State Street;
  8. BB&T;
  9. Capital One.

«Il nostro Governo attraverso il Tesoro è pronto a fornite qualsiasi capitale aggiuntivo possa essere necessario per assicurare che il nostro sistema bancario sia in grado di affrontare un nuova depressione economica», ha assicurato il presidente della Fed Ben Bernanke (peccato che i soldi non vengono dalle sue tasche, ma, da quelle dei cittadini statunitensi).

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mercoledì 6 maggio 2009

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Stress test

stress_test

Mentre negli Stati Uniti sale a 31 il numero delle banche fallite da inizio anno (le ultime due nel week end), il mondo intero si sta interrogando sul risultato degli stress test che sarebbe (sarebbe) stato dovuto essere comunicato il 4 di maggio, e, a sorpresa la Federal Reserve ha posticipato alla fine della prossima settimana (ma, presumo venga spostato ulteriormente se non riescono a mettere in ordine i dati…), questo secondo quanto riferito da fonti che desiderano rimanere anonime.

Ricordo brevemente che gli stress test servono a verificare la capacità di una banca a far fronte a una crisi prolungata (e la vera crisi finanziaria deve ancora scontare diversi ostacoli per considerarsi definitivamente superata, poi, ci sarà la crisi economica, quella dell’economia reale, che solo negli ultimi mesi ha cominciato a farsi sentire, ma, ancora troppo debole per essere ritenuta pericolosa oggi…e domani? sarà ancora sottovalutata quando migliaia di aziende chiuderanno e metteranno gli operai a spasso?).

Ma cosa succede se una banca fallisce lo stress test?

Nulla di grave, deve solo ricapitalizzare (aumento di capitale sociale) o chiedere l’intervento dello stato…quindi, chiedere ulteriori soldi agli azionisti (con crollo inevitabile del valore dell’azione), o peggio, ai cittadini (con i soldi delle loro tasse): ma chi si sente di sborsare anche solo qualche centesimo (magari fossero centesimi!!!) per cercare di resuscitare un malato terminale?

Tra le 19 banche “sotto” stress test figurano Citigroup, Bank of America, Goldman Sachs, Gmac Llc, MetLife, Wells Fargo e alcuni istituti finanziari regionali tra cui Fifth Third Bancorp e Regions Financial Corp (e molte sono già state menzionate in alcuni post del mese scorso). Tali banche rappresentano i due terzi degli assets USA e circa la metà dei prestiti del sistema bancario statunitense, e, 14 istituti rischiano di essere rimandati a settembre all’esame di riparazione (sdrammatizzazione in stile scolastico…mi è venuta così come si legge!!!).

Cosa dovranno fare i rimandati per non essere bocciati?

Dal momento in cui i dati saranno resi noti al mercato, avranno 60 giorni di tempo per raccogliere i nuovi capitali attraverso investitori privati o cessioni di assets, nel caso in cui questo non bastasse, dovrebbero operare la conversione degli aiuti statali in azioni o favorendo l’accesso dei fondi Tarp ancora disponibili per 100 miliardi sui 700 stanziati (Tarp, ovvero il decreto Salva banche USA introdotto sotto l’amministrazione Paulson. È stato uno dei più importanti provvedimenti di sostegno all’economia intrapresi dal Governo Bush in accordo con gli allora due candidati alla sua successione); una terza possibilità sarebbe la conversione delle azioni privilegiate dei privati in azioni ordinarie che consentirebbe di accedere a nuovi aiuti statali senza farsi “mangiare” ulteriori azioni dallo Stato (tra le varie opzioni delle azioni ordinarie, ricordo solo la più interessante per l’argomento trattato, cioè, in caso di scioglimento della società, permette una quota di liquidazione, quindi di non perdere totalmente l’investimento).

Cosa potrebbe succedere antro i prossimi 2 anni?

Gli analisti hanno tagliato le stime sugli utili nel 2009 e 2010 di Bank of America, Citigroup, SunTrust, U.S. Bancorp e Wells Fargo (ricordate? quelle delle trimestrali fantascientifiche!!!) menzionando un: «Prevediamo che il deterioramento del credito persista, a causa della continua crescita del tasso di disoccupazione e la pesante flessione dei prezzi delle case», e, «probabile incremento delle perdite creditizie sul breve termine nel settore immobiliare residenziale, delle carte di credito e delle costruzioni sul breve termine, e sul medio termine nel mercato immobiliare commerciale e industriale».

Cosa ci si deve aspettare?

Le ultime indiscrezioni parlano di stress test più positivi del previsto: e allora perché non hanno reso i dati pubblici, ma, hanno rinviato di una settimana? Boh! probabilmente non capisco nulla di finanza…oppure vogliono semplicemente creare ulteriore tensione solo per farsi quattro risate alla faccia di chi soffre di ipertensione…oppure…dopo aver cambiato le regole ed essersi accorti che ancora non bastava, stanno ritoccando i dati per renderli più presentabiliboh! non voglio più capire cosa succederà, anche se, scommetto sull’ultima affermazione!!!. Facciamo un esempio banale: se a scuola uno prende un bel voto, oppure al lavoro gli viene aumentato lo stipendio o viene promosso, tace sull’accaduto o la prima cosa che fa è pavoneggiarsi del risultato? …questo ritardo puzza come il pesce andato a male!!!

Stresstestografia: IlSole24ORE.com, finanzaOnline.com;

TARPografia: intermarket&more, FinanzaLIVE.com:

Azionografia: fanoinforma.it.

Questo Stress Test è di 732 parole, 4136 caratteri e 12 paragrafi (compreso queste 2 righe).

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